Giorno #6 Più che ‘l morbo, poté ‘l digiuno

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domenicomammola
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Iscritto il: 26/03/2020, 11:38

Giorno #6 Più che ‘l morbo, poté ‘l digiuno

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Giorno #6 Più che ‘l morbo, poté ‘l digiuno

Mi frulla nella testa, da giorni, il Conte Ugolino di Dante. Intrappolato nella torre, dall’arcivescovo traditore, vede morire la sua famiglia, con i figli pronti ad offrire le loro carni per saziare il padre quasi morto d'inedia.

L’Italia è stanca, prostrata da una quaresima lunga. Mi sembra di vedere tutti nella torre: medici e personale familiare, forze dell’ordine, farmacisti, in prima linea con la paura di essere falcidiati. L’Italia nella torre non è tutta uguale: c’è chi fa una vacanza lunga, tra cibi bio, palestra in casa e, invece, chi in una manciata di metri quadri vede crescere la catasta di bollette da pagare e ode il brontolio degli stomaci dei figli.

Non c’è giustizia in questa quarantena, il Paese inizia a non cantare più, le finestre non sono Festival di Sanremo, i balconi non accolgono più menestrelli e orchestranti. Le pagine social non pullulano più di #andràtuttobene.
Il Paese sta soffrendo, l’ombra lunga della fame al sud inizia ad incupire i cuori di tanti, s’ode il palpitare dei negozianti ogni qualvolta guardano negli occhi il meccanico senza lavoro da un mese, l’idraulico a giornata che non ripara più tubi. Il terrore che da un momento all’altro una vetrina possa essere infranta è concreto.
In troppe case si seppellisce la fame per senso di dignità, in altri condomini ci si aiuta tutti. Ma chi è solo e affamato vede segnata la propria vita e, se ha figli, inizia ad essere disposto a tutto. L’etica soccombe sempre nel ballottaggio con la vita dei propri congiunti.

Più che il morbo inizia a spaventare il digiuno: ogni bambino affamato è una ferita sanguinosa per l’Italia. E il Paese sanguina copiosamente.
Dal mio computer scrivo senza soffrire la fame, ringraziando ogni giorno di fare un mestiere che assicura il pane ai miei figli. Ma non posso abdicare dal dovere di pensare agli altri, magari a qualche alunno che invece di ragionare su Tasso o Pirandello deve trovare il modo di sorridere al padre che, non per colpa sua, si strugge perché non vede via d’uscita alla crisi economica che si sostanzia.
#fatepresto oppure davvero #nullaandràbene.

L’Italia è un grande Paese ma serve un aiuto deciso di chi governa. Altrimenti in quella torre rischia di morire di fame la nazione che ha dato i natali al Rinascimento, e che è un museo a cielo aperto.
Moriranno di fame Dante, Petrarca e Boccaccio, Raffaello, Leonardo da Vinci e Galileo. Si spegnerà l’eco della Roma imperiale e delle repubbliche marinare, si appannerà il ricordo di Federico II e di Garibaldi. E non basteranno più i parchi archeologici, le Alpi e le coste, i cibi, gli odori e il calore della gente. E il naufragar sarà amaro in una valle di lacrime.

Domenico Mammola

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