Giorno #5 La mia America

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domenicomammola
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Iscritto il: 26/03/2020, 11:38

Giorno #5 La mia America

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Inutilissimo diario di una necessaria quarantena

Giorno #5 La mia America

Gli Stati Uniti d’America incarnano un sogno antico e moderno. Non hanno mai avuto una monarchia – e chi mi conosce sa che sono un fan della Repubblica – né una stratificazione sociale classista: chiunque in America poteva diventare ricco, una star. Arrivare al top partendo da zero Per un secolo abbondante gli USA sono stati la fabbrica dei sogni.

Al tempo del coronavirus tutto sembra essere così diverso. Innanzitutto per le scene che vediamo: la città che non dorme mai (New York) deserta; la città di plastica e simbolo del paese dei balocchi (Las Vegas) è spenta; la città del cinema e delle spiagge (Los Angeles) è serrata. Quest’America è incattivita. Lo è nel timoniere, Donald Trump, che ha dapprima derubricato il coronavirus a semplice influenza, poi lo ha definito come virus cinese, e quindi la fase della sottovalutazione ha lasciato strada al lockdown e alla constatazione che 100.000 morti saranno un successo. Ma la paura si è scatenata anche nei cittadini che fanno la fila a comprare armi, come se il virus fosse vulnerabile alle pallottole, oppure si debba sparare agli infetti come accade nei film sugli zombie.

Io ho nella mente un’altra America: quella di Roosevelt, che dice “stop” al liberismo sfrenato e dopo il crollo di Wall Street apre all’intervento dello Stato a tutela dei cittadini; l’America di Kennedy che tende la mano all’URSS e sventa la terza guerra mondiale; l’America di Clinton che salda con l’Europa un rapporto di fratellanza forte e paritario. Ma soprattutto io ricordo l’America di Obama, che pur colpita al cuore dalla crisi finanziaria del 2008 riuscì a varare la riforma della sanità, che permise anche a molti poveri senza assicurazione di curarsi, e lanciò il green deal, per un Paese meno inquinante.

Donald Trump ha cestinato questa idea di America, aprendo il vaso di pandora e soffiando sull’odio razziale, sulla sanità ancora appannaggio dei ricchi, sullo sviluppo che compromette il clima.

In questa pandemia gli USA stanno diventando l’area di crisi più vasta e un cimitero sempre più largo. Osservo con il cuore trafitto un Paese che sembra aver perso la sua identità accogliente, multiculturale e competitiva. Dalla mia quarantena dolce, spero solo che gli americani sappiano fare, anche stavolta, ciò ce gli riesce meglio: considerare una crisi come un’opportunità. E questa opportunità deve essere un cambio di pagina alle prossime presidenziali, ma anche la costruzione di una società più equa, più sostenibile e ispirata da quei principi illuministi che sono stati alla base della Rivoluzione che garantì agli USA l’indipendenza. Perché un’America migliore, capace ancora di sognare sarà la locomotiva di un mondo che cercherà la sua identità nell’amore e non nella paura.

Domenico Mammola

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