La maturità ti rende studente, come un bacio ti rende innamorato. Non c’è nessuno che non ricordi nitidamente il suo Esame di Stato, le sensazioni della notte prima degli esami, le ansie, quel senso di oppressione e di preoccupazione prima di quel giorno che sembrerà una Liberazione, ma che in realtà rappresenterà il mattone più grande della nostalgia da adulti.
Ai maturandi 2020 il virus ha rischiato di portare via tutto questo. Li avrebbe lasciati come il viandante nel deserto che muore allungando una mano verso l’oasi che non c’è.
Benvenuti ragazzi nella Storia: ci sono coloro che si sono diplomati della fine della guerra fredda, coloro che lo hanno fatto negli anni del terrorismo post 11 settembre. Voi sarete coloro che saranno ricordati come i maturandi al tempo del Coronavirus.
Godetevi questa vigilia del giorno più importante (per ora) della vostra verdissima esistenza.
Domani saremo lì, insieme, voi come candidati, noi come commissari, ma siamo gli attori di una medesima opera. Io credo nel lieto fine, e sono certo che andrà benissimo. Le mascherine non traviseranno la vostra emozione, né la nostra commozione. Perché saremo al nostro posto dopo aver visto la nostra professione diventare ancella di uno schermo.
Io sarò lì, sempre dalla stessa parte, quella della gioia, del vedervi lasciare questa scuola forgiati da un’esperienza dolorosa che vi renderà adulti ancor più consapevoli.
In bocca al lupo candidati al tempo del Covid, il vostro ultimo anno di scuola non è stato come lo avevate immaginato, ma sarà il resto della vostra vita una distesa di gioie che nascono dall’affanno, da questi tempi incerti che sapranno fare di voi persone migliori.