Wuhan è la città più popolata della provincia dell’Hubei, e si trova nella Cina centrale. È il capoluogo del commercio e dell’industria, nota per i settori tessile, metallurgico, automobilistico e medico. Inoltre Wuhan è anche un importante polo culturale. La sua storia è iniziata più di 3000 anni fa: già durante la dinastia Han, Wuhan fu un porto importante e trafficato; durante la dinastia Tang, fu costruita la pagoda della Gru Gialla sulla sponda del fiume Azzurro, che ancora esiste; durante la guerra contro i giapponesi, Wuhan divenne il centro militare della Cina meridionale. Possiamo dire che Wuhan ha testimoniato la crescita della Cina.
Ma nonostante ciò, forse avete sentito “Wuhan” per la prima volta per la diffusione del Covid-19.
Il 31 dicembre 2019, a Wuhan sono apparsi 27 casi di Coronavirus, un’epidemia che si stava diffondendo in maniera velocissima. La forte Wuhan sprofondava nel panico, e tutta la Cina si preoccupava per quest’epidemia minacciosa.
Infatti, il 23 gennaio 2020 alle ore 10, gli scienziati proponevano di chiudere Wuhan per evitare un’ulteriore diffusione del Covid-19. Così Wuhan si è ritrovata ad essere una città isolata. <<Gli autobus, le metropolitane, i traghetti sono sospesi; il passaggio dell’aeroporto e della stazione ferroviaria è temporaneamente chiuso; i cittadini non devono lasciare Wuhan, ma devono stare a casa...>>. Con questo annuncio, Wuhan ha premuto il pulsante di pausa: le strade non erano più affollate come prima; c’erano solo i piccioni che passeggiavano sulle piazze; tutti i negozi sono stati chiusi, il vento col suo fruscio soffiava sulle serrande, una città un tempo frenetica rimaneva avvolta nel silenzio.
Wuhan era stata isolata, ma in realtà era sempre unita alle altre province cinesi che hanno mandato circa 200 gruppi di medici per combattere il virus, in totale 42.000 professionisti. Quando tutti volevano lasciare la città, loro andavano controcorrente, lasciando le loro famiglie e superando le paure. Dei veri e propri eroi che affrontano il pericolo!
Nel frattempo, Wuhan diventava un’area di emergenza. In ospedale, i medici si sono avvolti dentro tute protettive pesanti ed ermetiche, indossando occhiali protettivi e diversi strati di guanti e mascherine, lavorando come dei robot che non scaricavano mai le batterie. Dopo una giornata di lavoro, i segni provocati dalle mascherine che indossavano erano come tagli profondi sul volto simili a ferite di lame di coltello; i vestiti erano bagnati completamente di sudore; i medici esausti potevano dormire ,ma in piedi. Si trattava di persone comuni, figli amati dalle loro famiglie che sicuramente avrebbero preferito stare a casa per festeggiare capodanno e cenare con i propri cari. Ma il Paese aveva bisogno di loro, che erano disposti a proteggere ogni malato a rischio della loro stessa vita. Né il destino né il caso, ma persone comuni hanno creato il miracolo con il proprio sforzo.
Anche se Wuhan si è fermata, la battaglia deve continuare e la città reagisce. Il 24 gennaio 2020, vigilia del capodanno cinese, con lo stato di emergenza, Wuhan ha deciso di costruire l’ ospedale “Huoshenshan”, che avrebbe dovuto avere un’area di 25 mila metri quadri ed essere in grado di assistere 1000 pazienti, entro 10 giorni. Oltre a costruire l’ospedale, si doveva anche pensare a come proteggere i medici perché non venissero infettati. Entro 24 ore doveva essere consegnato il progetto. Subito dopo, 700 lavoratori iniziavano a posare i cavi elettrici. Nell’arco di 36 ore hanno completato il sistema di 5G e di cloud computer dell’ospedale grazie alla collaborazione stretta di circa 10 aziende. Dopo aver livellato un terreno di 25 mila metri quadri ed aver costruito le strade necessarie, è stata utilizzata la tecnica di pre-fabbricazione, cioè l’assemblare “ i grandi cubi ” l’uno con l’altro, per accelerare la costruzione. In 3 giorni, mentre piastrellavano i pavimenti e ristrutturavano i reparti, si installavano le apparecchiature mediche. Il processo era complessissimo e difficilissimo, ma tutti hanno resistito. Finalmente, il 2 febbraio 2020, dopo 10 giorni, grazie a 12 mila lavoratori, l’ospedale “Huoshenshan” veniva consegnato ai medici militari e subito dopo si iniziava a ricevere i pazienti. Tre giorni dopo, nasceva il suo “gemello”, iniziato il 26 gennaio 2020, l’ospedale “Leishenshan”.
La cosiddetta “velocità cinese”, che viene considerata prodigiosa, è stata consentita da lavoratori semplici e “altruisti”. Si deve tutto a loro che lavoravano giorno e notte, sudati e coperti di povere, con il rischio di essere infettati. Sono loro i veri eroi di questo racconto.
Durante la battaglia contro il virus, migliaia di persone cadevano e non si risvegliavano più.
Il 4 aprile 2020 è il giorno di lutto nazionale della Cina per le 3326 vittime morte nella battaglia contro il Covid-19. Alle 10 di mattina tutta la Cina si è fermata per tre minuti di silenzio, si alzavano bandiere a mezz’asta in tutto il Paese; le auto, le metro, i treni e le navi, tutto il traffico si è fermato e le sirene hanno cominciato a suonare. La gente ha smesso di fare quello che stava facendo e ha chinato la testa in silenzio per ricordare le vittime, ma poi ha ripreso con più foga di prima. Grazie all' incredibile dedizione di queste persone è stato possibile salvare Wuhan e tutta la Cina.
L'8 aprile 2020, dopo 76 giorni, Wuhan ha finito la sua quarantena. In questi 76 giorni, i medici di Wuhan hanno controllato e limitato l’espansione del virus. Grazie alla ricerca che è stata pubblicata sul giornale accademico “Science ”, esaminata da 15 gruppi universitari, l’isolamento ha decelerato efficacemente la diffusione del virus. I risultati mostrano che se Wuhan non avesse deciso di chiudersi, fino a 19 febbraio 2020 la quantità dei contagiati di tutta la Cina sarebbe aumentata fino a 800 mila, mentre in realtà ne ha avuti “solo” 29 839.
Non è la prima volta che questa città subisce un disastro, ma è sempre stata in grado di rialzarsi grazie a gente normale che per amore della comunità ha affrontato disagi e sacrifici, ha vegliato sulla città. Questi io li chiamo i Guardiani di Wuhan, sicuramente i veri eroi del nostro tempo.
È la seconda volta che vivo un’epidemia, la prima volta è stata la SARS nel 2002, e la seconda volta è il Covid-19 di quest’anno. Quando si trattava della SARS, avevo appena compiuto un anno, ovviamente non potevo capire che cos'era un’epidemia e come i medici ci avrebbero salvati dal pericolo. Invece oggi ho la possibilità di combattere contro il virus insieme a tutto il mondo. Mi sento eccezionalmente orgogliosa di Wuhan e della Cina, perché ha fatto prevalere la tutela dello stato di salute dei cittadini anziché altri aspetti economici e politici. Nonostante la mia famiglia viva in Italia, con una folta comunità cinese, noi consigliamo comunque ai connazionali di non tornare in Italia al momento, e li informiamo dei passi in avanti che si fanno giorno dopo giorno per sconfiggere la malattia. Inoltre ci impegniamo anche a donare denaro e le attrezzature necessarie dove sono più necessarie. Anche molti nostri amici italiani stano partecipando con importanti donazioni e questo mi fa capire che il virus non ha nazionalità e soprattutto che l’unione fa la forza! La Cina oggi ringrazia tutti gli altri Stati che la hanno aiutata: ciò è stato importante anche dal punto di vista psicologico per la ripresa del Paese.
Sebbene gli esseri umani siano soltanto piccole particelle nell'universo, ora so per certo che, una volta uniti, possono diventare grandi e invincibili.
I Guardiani di Wuhan- di Seliana Zhang classe 3F
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