Dal diario di un soldato al fronte - di Francesco Carè classe 4G

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Francesco Carè
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Iscritto il: 06/04/2020, 19:14

Dal diario di un soldato al fronte - di Francesco Carè classe 4G

Messaggio da Francesco Carè »

Quando il 31 Dicembre 2019 si sentiva lo scandire del “10…9…8…” nelle nostre menti, quasi tutti noi abbiamo pensato a ciò che il nuovo anno avesse in serbo per noi, ai nostri progetti da mettere in atto, a quel sogno nel cassetto che finalmente è ora di tirar fuori. Di sicuro nessuno di noi in un momento così felice ha osato immaginare che il nuovo anno potesse essere l’inizio di uno scenario tanto surreale quanto terribile che ha stravolto chi più chi meno la vita di tutti noi. Se nel mese di Gennaio la più grande preoccupazione era la possibilità di un imminente scoppio di un conflitto mondiale, Febbraio è stato la dimostrazione di come il nuovo anno non fosse iniziato con il piede giusto. In Cina si scopre la diffusione di un virus letale, il quale si espande a macchia d’olio, e che in pochissimo tempo inizia a mietere un numero allarmante di vittime. Il virus Covid-19 (comunemente chiamato Coronavirus) costituisce un serio problema per la ricerca scientifica, in quanto prima d’ora non si era mai manifestato e di conseguenza non si hanno a disposizione le necessarie informazioni per la creazione di un vaccino. Il focolaio principale si verifica nella città di Wuhan ma in una civiltà globalizzata che comunica e si sposta in tutto il mondo, è solo questione di giorni prima che il virus si diffondi in tutto il globo generando una pandemia. I modi in cui il governo italiano così come quello dei principali stati europei, hanno affrontato inizialmente il Coronavirus, ci riportano con la mente molto indietro nel tempo, per la precisione nel XVII secolo, in una Italia travolta da una tremenda epidemia di peste, narrata da Alessandro Manzoni ne “I promessi sposi”. Come sottolinea il poeta inizialmente nessuno prese in considerazione la peste, identificandola come una normale malattia di stagione o addirittura un malessere dovuto agli strazi inflitti dal passaggio degli Alemanni. Allo stesso modo quattro secoli dopo il nostro governo ha tardato ad adottare le giuste misure di cautela, considerando il virus come una semplice polmonite che uccide solamente le vittime più anziane. Di sicuro i sintomi sono abbastanza simili ma ciò che preoccupa la comunità scientifica è l’incredibile rapidità con la quale attacca il nostro sistema immunitario. Da quanto emerge dal racconto manzoniano, possiamo ¬notare come la peste e la sua scia disastrosa si espanse velocemente in tutta la penisola, che come al giorno d’oggi si fa cogliere sorpresa di fronte a tale emergenza. I luoghi in cui hanno inizio queste due sciagure nella nostra penisola son uguali, in entrambi i casi si tratta della zona di Milano, nel caso della peste ha influito il fatto che le truppe alemanne che si pensa trasmisero il virus arrivano dapprima a Milano, infettandolo per primo. Nel caso del Coronavirus invece il milanese è colpito per primo in quanto zona principale di commerci esteri e meta di visita da viaggiatori di ogni zona del mondo. Ovviamente le due situazione vanno comparate con il massimo dell’attenzione, in quanto è diverso l’aspetto sociale, diversi sono gli spostamenti effettuati dagli uomini delle due epoche e soprattutto le competenze in campo medico. Gli unici aspetti che troviamo, in modo a dir poco impressionante, uguali sia nel 1600 che oggi, sono la presunzione e l’egoismo dell’uomo. I medici del 1600 insieme a chi di dovere, sottovalutarono gli effetti del virus e solo quando dopo alcune ispezioni vennero a conoscenza della terribile sorte a cui andava incontro molta gente decisero di proibire gli spostamenti dalle zone infette che oggi chiameremmo “zone rosse”. Così la popolazione dell’epoca si mise in fuga verso la campagna, zona fino ad allora meno contagiata, infettando di conseguenza le uniche zone rimaste quasi isolate dalla peste. E allo stesso modo è accaduto nei nostri giorni, solamente quando si è presa coscienza della gravità del virus si sono vietati tutti gli spostamenti da e verso le zone rosse, provocando un vero e proprio esodo di gente che fuggiva disperata dal nord verso il sud Italia. Da questo emerge quindi un aspetto importante, ovvero l’egoismo umano, che cerca inevitabilmente una condizione a lui favorevole non curandosi del danno nettamente maggiore che andrà a creare con la sua irresponsabile azione. Allora come d'altronde anche oggi, non mancò il menefreghismo della gente che nonostante le drastiche misure adottate, violò incurante la quarantena. All'epoca fecero molto scalpore i festeggiamenti pubblici per la nascita del principe Carlo, figlio del re Filippo IV. Sempre ne "I promessi sposi” si trova uno stralcio che fa molto pensare paragonandolo alla situazione odierna: “Quando questi giunsero (i delegati mandati dai governatori in cerca di prove), il male s’era già tanto dilatato, che le prove si offrivano, senza che bisognasse andarne in cerca.” Questo a testimonianza di come le decisioni, se pur giuste che siano, se prese in ritardo portano comunque a notevoli danni che potevamo essere evitati. Del resto ormai, non ci resta che attenerci rigorosamente alle regole dettateci dal Governo, per salvare il salvabile. Ed è proprio in questo periodo di quarantena che le nostre vite e le nostre abitudini di conseguenza sono cambiate radicalmente. Molti lavoratori si vedono privati dell’unica fonte di guadagno, gli studenti e i professori sono allo sbaraglio alle prese con la didattica a distanza che rappresenta un momento di incontro e felicità oltre che un momento culturale, e i più piccoli provano a capire ciò che gli accade intorno in un clima che quasi ricorda quello di una guerra. Noi giovani, abituati ad uscire, al contatto e alle risate dobbiamo fare i conti con la distanza e la tristezza che attraverso i nostri schermi riusciamo a sconfiggere in questi giorni difficili. Giorni sì difficili, ma altrettanto riflessivi, giorni che insegnano a ricercare i veri valori che spesso diamo così per scontati che trascuriamo la loro importanza, giorni che ci fanno capire cosa è davvero fondamentale nella vita e chi davvero ci ama e farebbe di tutto pur di strapparci un sorriso. Si ha più tempo da dedicare alla famiglia e riscoprire momenti di amore e serenità. Tra amici poi si passano le giornate a studiare spesso in video-chiamata per ricreare l’effetto del banco di scuola e rendere meno pesante il momento tra una risata e una lettura, la notte invece si resta svegli a fantasticare su come trascorreremo i primi giorni dopo la quarantena o a ricordare e raccontare storie passate come se di un tratto ci trasportassimo in un nuovo “Decameron” ambientato non più in una casa in campagna bensì su uno smartphone. Ed è proprio in una di queste notti spesso insonni, che la mia mente sogna e si trasporta in una novella di Boccaccio a tema Coronavirus. Il clima come già detto ricorda quello di una guerra ed è qua che si svolge la novella. Mi trovo protagonista a combattere questo nuovo “nemico” che non è armato e non segue tattiche militari, ma avanza silenzioso colpendo sempre più persone. In prima linea però non ci sono i fanti ma i medici che forti della loro esperienza fanno di tutto per fermare l’avanzata. Ogni decreto che viene elargito ha le sembianze di un trattato di guerra e tutti noi siamo soldati protagonisti e indispensabili per la vittoria. La nostra casa è divenuta la nostra trincea e non siamo armati di un Breda 30 come per il secondo conflitto mondiale bensì di una mascherina e di una serie di regole a cui attenersi rigorosamente come fossero le più importanti tattiche belliche di Giulio Cesare, non lottiamo solo per un fazzoletto di terra ma per il bene ed il futuro dell’intera umanità. Da lontano vedo i medici al fronte combattere e sperare in un armistizio che nei miei sogni è rappresentato dalla scoperta di un vaccino. Poi d’improvviso mi sveglio, per fortuna è tutto un sogno, il mio sguardo va ai miei genitori, allo schermo del mio cellulare con il buongiorno della mia ragazza e dei miei amici. Vinceremo per loro, vinceremo per i nostri cari e per chiunque abbia lottato per la nostra vita. Mi piace immaginare fra qualche tempo cosa racconterò ai miei figli, a loro racconterò di un’Italia che non ha mollato, che ha recuperato gli errori ed ha combattuto unita giorno dopo giorno fino alla vittoria di questa battaglia. Racconterò di medici che non hanno dormito per giorni interi, di oltre ottomila volontari che hanno risposto presente alla richiesta di aiuto, racconterò ancora della solidarietà tra noi italiani che abbiamo condiviso ogni briciola con chi era in difficoltà non lasciando indietro nessuno. Racconterò di aziende che hanno trasformato e adeguato la loro produzione per fornire mascherine e materiale agli ospedali più in difficoltà. Racconterò anche della minoranza che in momento così delicato ha messo il colore politico davanti al bene della nazione, ma noi comunque non siamo affondati. Inoltre spero di poter raccontare di come questa sia stata solamente una brutta e buia pagina della nostra gloriosa storia, e allo stesso tempo la piattaforma di lancio per la nostra futura definitiva rinascita.

Dal diario di un soldato impegnato al fronte contro il Covid-19
Francesco Carè, Laureana di Borrello, 04/04/2020

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