NON RICONOSCO QUESTO TEMPO di Mattia Romano - classe 5E

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Mattia Romano
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Iscritto il: 19/05/2020, 11:41

NON RICONOSCO QUESTO TEMPO di Mattia Romano - classe 5E

Messaggio da Mattia Romano »

Fino al mese scorso – un tempo così lontano – la preoccupazione più grande era quella di
ottenere un voto alto in ogni materia. Non ero particolarmente interessato al voto in sé, ma
volevo ottenerne uno più alto di quello di mio fratello maggiore. Per il semplice gusto di
rinfacciarglielo per sempre.
Invece, dall’oggi al domani, in modo crescente, lo scorrere del tempo ha assunto un moto
diverso. Il nuovo strumento di scansione non è più l’orologio, ma le edizioni speciali dei tg. I
numeri hanno assunto una valenza nuova, lontana da quella che utilizzo per i compiti in
classe o per risolvere gli esercizi di matematica. Quelli che vengono snocciolati dai
giornalisti hanno qualcosa di diverso. Lo sento nel tono di voce dei presentatori, lo
percepisco dalla musica in sottofondo e il tutto è amplificato dai nomi altisonanti collegati
a quelle percentuali: Istat, Croce Rossa, medici e infermieri.

Il tempo ha preso un carattere tipicamente umano, l’empatia, ed è entrato
prepotentemente in connessione con il nostro io.
Non ho chiaro cosa sia tutto questo. Ho capito che si tratta di un virus per cui non
esiste ancora un vaccino, ho capito che è una cosa nuova per tutti. Ma non ho capito come
dovrei sentirmi. Perché ho solo 18 anni.
Ricapitoliamo: ad ottobre 2019 ho festeggiato la mia maggiore età, ballando bevendo e
divertendomi con i miei amici e parenti. Compiti in classe ed interrogazioni, si passa alle
vacanze di Natale. Dopo due anni, le passo con entrambi i miei fratelli. Uno lavorava a Roma, l’altro studia
all'università a Milano. Era da tanto che non stavamo tutti e tre insieme.
Capodanno, stappiamo e brindiamo insieme all'anno che ci ha lasciati e a quello che verrà.
Ho perso il tempo tra le dita, come sabbia in una giornata ventosa.

Come sono arrivato a fare video lezioni?
Ora mi ritrovo in un tempo che non riconosco.
So che sono a casa, ad aspettare ogni giorno direttive nuove in merito alla maturità.
So che ho un fratello qui con me, visto che ha perso il lavoro ed è tornato.
So che l’altro fratello è a Milano. Non ho mai sentito e visto immagini di questo posto come
in questo periodo. Sapevo che non sarebbe potuto scendere prima dell’estate, ma non
erano questi i patti. Non passano più di due giorni che non senta i lamenti di nostra madre,
in ansia e preoccupata. Ma quello, giusto lì doveva stare? Non poteva scendere come gli
altri ragazzi di fine febbraio?
No, non mio fratello. Testardo com'è, non si lascia impaurire da un virus.
Quindi, perché dovrei farlo io?
Ma la paura è qui. Come lo so io, lo sanno i miei genitori, lo sa chi ogni giorno lavora in
ospedale. Ho paura per mia nonna, per mia madre e mio padre, non più così tanto giovani,
anche se non è carino ricordarglielo. A volte, ho paura di aver paura, perché le scelte
peggiori sono sostenute dal panico.
Per questo mi concentro a studiare, a guardare qualche puntata di un anime giapponese,
anche per distrarmi e per realizzare che il mio sogno vedrà la luce più in là.

Lo so che la vita di tutti si sta adattando al Coronavirus. Ma questo non rende l’amarezza
più facile da sopportare. L’egoismo a volte è l’unico metodo che hai per riuscire ad
accettare qualcosa che non hai scelto tu, ma che ti è piombato dal cielo.
Avrei voluto, subito dopo la maturità, cercare di trasferirmi a Torino e iniziare a studiare
per diventare doppiatore. Qui a Polistena, se lo dico ad alta voce, vengo inizialmente
deriso. Poi, compatito, perché si dà per certo che dovrò ripiegare su qualcos'altro.
Perché si dà per scontato che un calabrese non possa fare determinati lavori? Prima del
Coronavirus, tutta questa attenzione per l’igiene e per le civili norme di convivenza sui
mezzi pubblici non c’era. Oggi, invece, senza mascherina e guanti non si esce di casa.
Posso anche accettare che io debba posticipare il mio sogno, ma non rinunciarci.

Non sarà un virus a farmelo fare, non sarà l’ignoranza, non sarà chi ha deciso di puntare in
basso e accontentarsi. L'unica cosa "positiva" del Coronavirus è la sua capacità di aver cambiato
il nostro modo di vivere il tempo. C’è chi lo ha dedicato a impastare pane e pizze, a fare
esercizi fisici o a guardare film. In generale, a me ha dato più spazio di manovra per
capirmi meglio, capire cosa e chi ho intorno. I cinquantenni con la crisi di mezza età la
chiamano introspezione. La storia ci insegna che le malattie e le pestilenze vengono
debellate, occorre solo attendere. Sono paziente, sono testardo e non sono tipo da lasciarsi
spezzare da un virus.
Ora, però, devo trovare la forza di studiare. Certe cose non cambiano neanche in piena
pandemia. L’ineluttabile persistenza del prima il dovere e poi il piacere.
Mattia

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