ALCUNE RIFLESSIONI di Federica Crea

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Federica Crea
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Iscritto il: 02/05/2020, 18:35

ALCUNE RIFLESSIONI di Federica Crea

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ALCUNE RIFLESSIONI…

Questo periodo mi ha concesso di riscoprire la dimensione del silenzio, dando rilievo all'esperienza dell’interiorità, di cui il silenzio è condizione importante per purificare le proprie intenzioni, per svuotarsi dai pregiudizi perché, come dice Simone Weil, “la grazia colma,ma può entrare soltanto là dove c’è un vuoto a riceverla” (L’ombra e la grazia,p.23). L’esperienza del coronavirus mi ha fatto riflettere anche sul fatto che accettare il mistero che sottostà a questa realtà in cui viviamo è un passo importantissimo per la costruzione di un cammino che conduce ad un’autentica ricerca di senso esistenziale. Accettare, anche, il mistero che noi siamo. Sì, perché noi stessi siamo un mistero per noi stessi! Basta leggere la storia di grandi figure come Sant'Agostino:“Che grande abisso, che grande mistero è l’uomo stesso!” (Confessioni IV,14). Accettare noi stessi: così come si è, con le proprie crisi ed i propri limiti, con pregi e difetti, con slanci d’amore e errori innumerevoli. Questa è saggezza umana, prima di essere saggezza cristiana. “Sustine et abstine”, diceva l’antico proverbio; ossia: “sopporta e sopportati”, limita i tuoi desideri, i tuoi bisogni, i tuoi castelli in aria. Poter dire a noi stessi con semplicità di cuore e con umiltà: sono il poveretto che sono, e sono contento di esserlo. La persona che mira a fare di questo periodo particolare un esperienza interiore profonda e concreta ascolta la voce di Gesù che dice “Voi siete la luce del mondo”. Sì, ogni persona vuole essere luce, e lo diventa accettando il mistero; vuole accettare in partenza di non veder chiaro razionalmente nella realtà del mondo, perché lei è piccola e la Verità solo è grande. Mistero è la Verità, santa, trascendente, inaccessibile, indescrivibile, incomprensibile nel suo amore per la mente umana; Mistero è l’uomo con le sue infinite contraddizioni, con i suoi cambiamenti di umore, con le sue continue tensioni, con i suoi dubbi e le sue domande, con i suoi alti e bassi; Mistero è la vita dell’uomo che dall’amore viene e all’amore deve tornare, perché la vita è vita ed è – per chi è credente - eterna perché sgorga dall'unica fonte che è l’amore.

Ognuno di noi decide della vita degli altri quando si comporta in un certo modo. E’ questa un'altra delle riflessioni che ha suscitato in me questo periodo di emergenza da Covid-19. Oggi viviamo in un mondo di individualismo selvaggio in cui le categorie del bene comune saltano. Nella migliore delle ipotesi si porta avanti il proprio campanile, il proprio gruppo. Nella nostra cultura non c’è lo Stato, non c’è il bene comune, la comunità, c’è il gruppo, gli interessi privati particolaristici. Allora uno dei nostri problemi è cambiare una cultura, di riscoprire il senso di appartenenza ad una comunità, non di fare moralismo singolo, ma di cambiare le categorie culturali perché diventi chiaro che i fatti propri non esistono. Un professore ignorante, una persona irresponsabile, dei genitori immaturi non possono dire: io mi faccio i fatti miei perché stanno decidendo della vita degli altri. Anche noi non rispettando le regole di prevenzione al coronavirus che ci sono state imposte decidiamo della vita altrui. Ognuno di noi decide della vita degli altri quando si comporta in un certo modo e noi siamo sempre più responsabili in qualche modo, lo possiamo essere più o meno, ma nessun uomo è un’isola come suona la bella poesia del poeta inglese John Donne “Nessun uomo è un’isola, ognuno di noi fa parte di un continente più vasto e quando l’onda del mare strappa una zolla di questo continente è come se la tua stessa casa, la vita fosse stata abbattuta. Perciò non chiedere mai per chi suona la campana: essa suona sempre per te”. Le nostre comunità, invece, sono a volte un arcipelago di isolotti.

Questo periodo mi ha consentito, inoltre, di dedicarmi alla contemplazione della bellezza. Proprio oggi, a mio avviso, abbiamo perso la capacità di stupirci anche solo della bellezza di una mano che si muove, di un sorriso, un gesto, di uno sguardo, di un abbraccio ecc. in quanto viviamo in una società immersa in un bigottismo becero che inaridisce la mente, il cuore e le azioni. Oggi più che mai, infatti, ci troviamo innanzi ad una crisi dell’idea di passato che tende verso al futuro. La maggioranza dei giovani, oggi, della politica se ne infischiano altamente. Preferiscono vivere nel mondo vecchio alla meno peggio e guardare lo scenario dei nostri politici. Da questo periodo particolare che stiamo vivendo a causa del coronavirus si attinge, quindi, una seria presa di coscienza e l’urgenza di impegnarsi sul piano sociale, politico e giuridico affinché gli ambiti di vita quotidiana, le nostre comunità, non si riducano ad un arcipelago di isolotti, ma che queste riflessioni vengano nella quotidianità veramente considerati.
Federica Crea

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