IL VIRUS CHE HA FATTO FERMARE IL MONDO - di Tommaso Giacobbe classe 1C

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francomileto
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Iscritto il: 25/03/2020, 20:30

IL VIRUS CHE HA FATTO FERMARE IL MONDO - di Tommaso Giacobbe classe 1C

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E' solo un incubo, ora mi sveglio e tutto sarà finito. L'ho pensato tante volte in questi ultimi giorni, ma non è un incubo, purtroppo è l'amara realtà. Una realtà che parla di contagiati, di terapie intensive, di morti. Tanti morti trattati come numeri, ma dietro ad ogni numero c'era una persona e le persone non sono numeri. Una generazione spazzata via, quella generazione che l'Italia l'ha costruita e che non ha avuto la fortuna di avere accanto, nell'ultimo istante della propria vita, una persona cara che potesse regalare loro una carezza, una parola di conforto , un gesto d'amore, un ultimo saluto. Soli, soli nel momento dell'ultimo respiro, soli nell'ultimo viaggio terreno verso un luogo sconosciuto, lontani dalla terra in cui sono nati, lontani da chi hanno tanto amato. Fanno male al cuore le immagini che rimanda continuamente la televisione, I camion militari che in una lunga triste fila trasportano le salme in altre regioni, i volti distrutti di medici ed infermieri che, in prima linea, combattono senza sosta una battaglia contro un nemico invisibile che semina morte attraverso uno starnuto o un colpo di tosse. Si, fanno male al cuore queste immagini, ma fanno anche tanta paura. La paura io la vedo negli sguardi delle persone che mi stanno vicino , la sento nelle parole dei miei genitori, la percepisco intorno a me chiara ,netta, mi sembra quasi di toccarla . Già la paura, fino ad un mese fa non sapevo neanche cosa fosse , spavaldo e incosciente mi ostinavo a negare l'evidenza di quello che stava accadendo in Italia, prendevo in giro mia madre e i miei nonni quando mi dicevano che era fondamentale rimanere in casa per evitare ogni possibile contagio, mi sembravano dei folli. Codogno era così lontana dal mio piccolo paese isolato tra le montagne, un porto sicuro rispetto al resto del mondo. Perché dovevo rimanere a casa quando avevo tante cose da fare con i miei amici? Anche le scuole erano chiuse, una vera pacchia ! Avevo un sacco di tempo per fare le cose che mi piacevano e i miei genitori volevano chiudermi in casa. Dei pazzi! Ogni scusa era buona per uscire ed incontrare gli amici. Poi improvvisamente qualcosa cambia. Milano viene dichiarata zona rossa e moltissime persone assalgono i treni per tornare al sud. Il mio paese diventa meta di alcune di esse. L'allarme scatta immediatamente, le persone arrivate vengono messe in quarantena, ma il paese è spaventato. Bisogna stare attenti, quello che il giorno prima era lontano diventa improvvisamente vicino e minaccioso. Le strade si svuotano, i bar chiudono, nella piazza avvolta nell'irreale silenzio si sente solo lo scroscio incessante dell'acqua che sgorga dalle sette fontane, acqua che fino al giorno prima rallegrava chi stava seduto sui gradini della piazza a chiacchierare, e che ora sembra cantare una triste nenia nella nebbia che lenta sale ed avvolge ogni cosa, rendendo il paesaggio quasi spettrale. E' successo qualcosa dentro di me quel giorno, qualcosa che non mi aspettavo, mi sono reso conto che Codogno, Milano, Bergamo, Brescia, Lodi, non erano poi così lontane. Quelle realtà così difficili fatte di dolore e disperazione potevano, da un momento all'altro, diventare la mia realtà. Comincio a prendere davvero coscienza di quello che sta accadendo, ne assaporo la gravità. Le parole di mia madre non sono più ridicole e senza senso. Ha ragione, ha sempre avuto ragione, ma la mia superficialità non mi permetteva si capire fino in fondo quanto mi veniva detto. Resomi conto della pericolosità del Covid 19, ho iniziato ad assumere comportamenti virtuosi. Ora cerco di rispettare tutte le regole, non esco più di casa e non vedo gli amici, ma non lo reputo più un sacrificio ,lo considero invece giusto e assolutamente necessario per impedire che il contagio si propaghi spargendo ancora morte. Stare chiuso in casa non è il massimo per un ragazzo di quindici anni, ma come ho letto da qualche parte non mi hanno chiesto di andare in guerra ma di stare seduto sul divano, seguire le lezioni online, guardare qualche buon film ascoltare della buona musica. Non è un sacrificio così grande , lo possiamo fare tutti senza lamentarci troppo, consapevoli che i nostri comportamenti sono in grado di salvare la vita a noi ma anche a chi amiamo. Forse dovremmo prendere questo momento così difficile non come un sacrificio, ma come un'opportunità che ci viene data per riflettere sui veri valori della vita e prendere coscienza delle cose davvero importanti che non sono una bella macchina, i vestiti firmati, le scarpe all'ultima moda, ma i valori della solidarietà, del rispetto, della dedizione, dell'amore verso l'altro, del coraggio, valori che l'Italia in questi giorni così complicati sta mostrando al modo intero. Chissà se dopo tutto questo isolamento sapremo apprezzare il valore di un abbraccio, di un sorriso , di un gesto gentile, di una carezza, di un consiglio, ma soprattutto il valore della libertà, oppure torneremo quelli di prima e daremo nuovamente tutto per scontato. Non ho una risposta ma una speranza si, quella di un cambiamento vero che porti ciascuno di noi a capire che la vita è un dono straordinario e ne dobbiamo avere cura.
Giffone 18-04-2020
Tommaso Giacobbe classe 1C

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